L'ORO DEI FARAONI
dell’oro e le fatiche e i sacrifici compiuti da
migliaia di anonimi minatori per
la grandezza dei loro sovrani.
Il deserto nubiano sudanese fu nell’antichità il paese dell’oro. Fonti storiche egizie, tolemaiche e arabe non lasciano dubbi.
Per millenni l’uomo ha estratto l’oro dalle vene di quarzo disseminate su una vasta area, soprattutto nei territori solcati da antichi fiumi fossili quali l’uadi Allaki e i suoi affluenti, il Gabgaba e l’Elei.
Nella regione di Wawat, il cuore della Nubia sudanese, generazioni di minatori hanno scavato, sofferto e sono morti.
Gli annali di Tutmosi III, scolpiti in caratteri geroglifici sulle pareti del tempio di Karnak, riportano una precisa contabilità: in tre anni di regno nelle casse del potente faraone affluirono ben 829 kg d’oro.
Da dove arrivava questa enorme quantità del prezioso metallo?
Quale ruolo ebbe la misteriosa città di Berenice Panchrysos, la città “tutta d’oro” descritta da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia?
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