In una vasta fascia del continente africano compresa tra il lago Turkana e il lago Vittoria, la dove si trovano le sorgenti del Nilo Bianco, emblema della scoperta e della conquista del misterioso entroterra dell'”Africa nera”, vivono alcune popolazioni che appartengono ad un unico ceppo etnico: quello dei Nilo Camiti.
Il gruppo più noto è quello dei Maasai ma ve ne sono molti altri meno conosciuti: i Pokot, i Samburu (chiamati gli “uomini farfalla”), i Rendille, i Karimojong, ecc.
Questi pastori, oltre al bestiame, possiedono pochi altri beni materiali. La massima ricchezza è costituita dal loro corpo.
Ed è proprio tra questi popoli che assistiamo ad una tra le più significative forme di “Body Art” dell’Africa.
A colpire la curiosità di chi osserva per la prima volta queste popolazioni, sono soprattutto le elaborate acconciature dei capelli, maschili e femminili, cosparsi di ocra rossa, di polveri colorate e grasso animale.
Pettinature rese ancora più vistose dall’aggiunta di elementi posticci, come le piume di struzzo e perline, che permettono di conoscere, senza possibilità di errore, lo status dell’individuo, la classe d’età, la sua posizione sociale.Colpiti da queste eccezionali acconciature, Angelo e Alfredo Castiglioni cercarono un sistema per riuscire a conservare una forma d’arte molto effimera, destinata a scomparire con chi la indossa. Dopo alcuni viaggi venne loro l’idea di farle riprodurre su alcune parrucche portate dall’Italia, seguendo le tecniche tradizionali e utilizzando materiali reperiti in loco.
Ora le acconciature sono esposte nel Museo a ricordare un’attività artigianale destinata, con ogni probabilità, a scomparire nel volgere di pochi anni.
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