I Samburu e la "body art" dei Nilo-Camiti

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I Samburu vivono nella zona centro-settentrionale del Kenya. Sono pastori semi nomadi, anche se, negli ultimi decenni, alcuni si sono dedicati ai lavori agricoli. Gli uomini indossano un panno normalmente rosso (che può anche essere nero), avvolto intorno alla vita.

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Ornamenti maschili
Gli uomini amano portare collane di perline colorate, ricadenti sul petto. Sono ornamenti che usano per abbellire anche la testa, la fronte e i capelli. Nei lobi auricolari portano cerchietti un tempo fabbricati con avorio d’elefante.

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Le piume
Sovente gli uomini adulti s’infilano nei capelli le piume degli uccelli della savana. L’adornare la testa con piume si ritrova in quasi tutti i gruppi etnici, non solo africani.

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Le lance
I Samburu non si separano mai dalle loro lance, soprattutto quando portano al pascolo gli armenti, per difenderli dagli animali predatori, leoni e leopardi, e proteggersi da incursioni di gruppi ostili, in un ambiente dove l’abigeato è ancora diffuso e i pascoli sono contesi, soprattutto dopo le siccità ricorrenti.

 

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Una visiera protettrice
Sovente i capelli, composti in treccine sottili cadenti sugli occhi, hanno non solo una funzione ornamentale, ma servono anche a proteggere gli occhi dalla forte luminosità.

 

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Oltre al bestiame i Samburu possiedono pochi altri beni materiali. Sono semi nomadi e la loro proprietà privata è limitata a ciò che possono trasportare facilmente. La massima ricchezza è costituita dal loro corpo.

 

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La “body art”
E’ proprio tra questi pastori, come presso tutti i Nilo-Camiti, che assistiamo al massimo splendore della body art.

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La pelle diventa, come per un pittore, una tela da dipingere con forme e colori fantastici.

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Da sempre gli africani sono padroni dell’astrattismo. Le linee, le macchie che solcano il corpo li trasformano in quadri viventi. Accanto a motivi estetici, la pittura corporale e gli ornamenti assumono spesso contenuti rituali, sociali magici, curativi, profilattici, ecc

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I Moran
Usano sovente dipingere il corpo con ocra rossa e attorcigliare i capelli in numerose treccioline, talvolta allungate artificialmente. E’ il segno distintivo dei Moran, i giovani iniziati e circoncisi, appartenenti alla classe d’età dei guerrieri. E’ la vera “cosmesi artistica“, quella più bella e genuina, più limpida e immediata, dettata soltanto dal desiderio di piacere, di attirare l’attenzione, di godere la perfetta armonia di un corpo giovane, pieno di voglia di vivere.

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Le donne Samburu
Indossavano un tempo solo gonne di pelle allungate nella parte posteriore, sostituite oggi da vestiti di cotone, talvolta vistosamente colorati, composti da due pezzi di stoffa, uno avvolto intorno alla vita, l’altro sul petto.

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Ostentano voluminosi pettorali di perline colorate che possono raggiungere anche qualche chilo di peso.

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Inoltre le donne creano monili decorativi ricamando la pelle con perline colorate.

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Essere attraenti
Le donne non passano inosservate, vestite di abiti abbelliti con conchiglie e perline colorate, con pettorali, talvolta costruiti con i peli delle code di elefani e giraffe, e orecchini, bracciali e cavigliere di metallo.

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Ornamenti che hanno una funzione analoga alla pittura corporea. Rendono belli i corpi, ma identificano anche il rango, il ruolo sociale di chi li indossa.

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Le madri
Come tutte le madri africane, anche le donne Samburu accudiscono con cura e amore i figli dai quali si separano raramente anche durante i numerosi lavori che competono loro. La donna, come vuole la consuetudine, partorisce nell’interno della capanna assistita da donne sposate. Dopo il parto seguono pasti a base di carne e rumorosi festeggiamenti ai quali partecipano tutti.

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Una giovane Samburu
Il matrimonio viene celebrato dopo il pagamento da parte del pretendente del “prezzo della sposa” consistente in bovini consegnati al suocero e altri capi di bestiame offerti ai parenti della sposa. Il giorno delle nozze la giovane subisce la clitoridectomia. Solo a guarigione avvenuta i novelli coniugi si trasferiranno nel villaggio dello sposo. Il marito divide con la moglie il proprio bestiame, ma tiene per sè pochi capi che serviranno per una futura transazione matrimoniale.

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Divinità
Immersi in spazi sconfinati, i Samburu credono in un solo Dio buono e severo contemporaneamente, Nnkai, e in molti spiriti protettori, i Laibonok. I divinatori sono tenuti in grande considerazione per le loro conoscenze sulle cause di malattie e le loro cure, perchè sanno predire disgrazie e avvenimenti futuri. L’artigianato comprende la lavorazione del metallo, del pellame e l’intreccio delle fibre d’agave per ottenere corde e recipienti

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Il cibo
Possessori di mandrie di buoi e mucche, i Samburu consumano grandi quantità di latte fresco o fermentato. Sono bevitori di the molto zuccherato e si cibano anche di prodotti agricoli, sopratutto farina di mais, che acquistano con i provenienti dalla vendita di capre. La carne dei bovini viene consumata raramente, ad eccezione di importanti cerimonie, nascite, matrimoni, decessi. Come tutti i Nilo-Camiti, anche i Samburu ottengono le proteine salassando i bovini. Il sangue può essere consumato cotto e in numerosi altri modi.

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Denti luminosi
Le donne sono orgogliose dei loro denti bianchi. Durate le lunghe ore trascorse sui pascoli, talvolta masticano un particolare pezzetto di legno che, sfibrato ad una estremità, diventa uno spazzolino la cui linfa pulisce e rende luminosi gli incisivi.

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Dal diario della spedizione
Incontriamo una pastorella che ritorna alla sua manyatta al tramonto del sole governando un gregge di capre, composto da molte decine di animali che si sparpagliano continuamente. Chiediamo al nostro interprete se le ha contate. Ci guarda stupito: i Samburu – ci dice- non contano gli animali. A loro è sufficiente uno sguardo al gregge di cui riconoscono ogni animale, per essere certi che ci sono tutti.”

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Presso il Museo Castiglioni è possibile scoprire straordinari reperti etnologici ed archeologici.

Tutte le immagini fotografiche, i disegni e i testi di questo articolo sono di proprietà esclusiva dei fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni. Qualsiasi riproduzione, anche se parziale, è vietata. Per ricevere autorizzazione all’utilizzo si prega di contattare il Museo Castiglioni.

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