Il cratere di Onib
Al Hofra (il cratere di Onib) a circa quaranta km in linea d’aria dalla città di Berenice Pancrisia, è una vera e propria fortezza naturale, dove si trovano le tombe preislamiche Beja di maggiori dimensioni.
La necropoli Beja
Le foto scattate con un pallone sonda mettono in evidenza una vasta necropoli dislocata su un pianoro sopraelevato, di circa settecento per quattrocento metri.
Numerose sepolture
Qltre cinquanta tumuli a piattaforma circolare compongono la necropoli di cui una decina con dieci e più metri di diametro. Forse era la necropoli dei re Beja che vivevano a Berenice Pacrisia.
Olimpiodoro (storico romano del V sec.) ci informa, infatti, che i Blemmi (così erano chiamati i Beja), avevano quattro città nella valle del Nilo. Il re, tuttavia, non risiedeva lungo il fiume, ma nell’interno del deserto.
Anche Ibn Sa’id al-Andalusi (storico arabo 1029-1070) afferma che “ …nel deserto, si trova la città di Allaqi (Berenice Pancrisia), che è la città reale dei re Beja”
Un’altura di quarzo
Nelle vicinanze di una piramide naturale di quarzo che assume tonalità diverse secondo le ore del giorno, si trovano alcuni tumuli isolati.
Ampia visione
Dalla cima formata da grossi blocchi di quarzo, si ha la visione della valle sottostante, circondata dalle colline che racchiudono il cratere.
Profanazioni antiche
Purtroppo queste inumazioni sono state profanate nel corso dei secoli ed è quindi impossibile conoscere le offerte che custodivano. I tumuli suggeriscono diverse considerazioni. I Beja preislamici avevano una organizzazione politica di regno. Le differenti dimensioni delle tombe, alcune di solo quattro metri di diametro, altre di oltre quindici metri, fanno supporre una disuguale gerarchia sociale.
Le antiche strutture della zona di Onib
Tutta l’area intorno al cratere è disseminata da antiche miniere aurifere. Le strutture costruite con pietre a secco sono islamiche, come evidenziano i frammenti ceramici trovati, databili probabilmente alla prima “corsa all’oro” (820-830 d.C)
Accanto alle miniere
Numerose costruzioni a pianta rettangolare con pareti interne che dividono due o più spazi con un’unica apertura, fanno ritenere che fossero depositi di polvere aurifera, come è ipotizzabile dai resti di un sacco con frammenti di questo minerale rinvenuti nell’interno di una struttura.
Costruzioni a scopo difensivo
Alcune costruzioni avevano forse funzioni di controllo o di difesa. Sembra confermarlo l’unica feritoia aperta normalmente verso la zona mineraria o verso le piste carovaniere.
Nocropoli islamica
Numerose le inumazioni islamiche, alcune forse recenti, altre risalenti al periodo medievale islamico.
Un villaggio Beja
Dal diario della missione. Marzo 1990.
“All’ingresso del cratere di Onib, incontriamo un villaggio Beja composto da poche capanne. Di carattere chiuso e solitario, i Beja non amano i grandi raggruppamenti. Davanti ad un’abitazione notiamo una macina oblunga di pietra con il relativo frantoio, del tutto simile a quelle che si trovano nei siti neolitici.“
Le abitazioni
Le pareti delle abitazioni sono realizzate con tronchi di acacie. Le costruzioni hanno un diametro variante dai due ai cinque metri e un’altezza compresa tra i due e i due metri e mezzo, costruite con un intreccio di rami che lascia filtrare un po’ di luce, ma impedisce al vento di trasportare nell’interno molta sabbia.
L’interno
Racchiude uno spazio circolare, sempre molto pulito, al quale si accede attraverso una porta che talvolta viene chiusa con stuoie o rami intrecciati.
La copertura è rifinita con pezzi di corteccia, a difesa dai raggi solari.
Appesi al soffitto, sono custodite le stuoie di paglia per difenderle dalla voracità delle capre.
Sorvolo
Lasciamo il villaggio. Prima di partire effetuiamo una ricognizione con un deltaplano a motore, per documentare dall’alto un mondo fermo nei secoli e che sta lentamente modificandosi.
Itinerario
5 Aprile 1994 – Itinerario della regione del cratere di Onib.
Le cinque missioni
Sono evidenziati gli itinerari effettuati nel corso di cinque missioni nel deserto orientale nubiano sudanese, dal 7 Gennaio 1989 al 5 Aprile 1994.
Presso il Museo Castiglioni è possibile scoprire straordinari reperti etnologici ed archeologici.
Tutte le immagini fotografiche, i disegni e i testi di questo articolo sono di proprietà esclusiva dei fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni. Qualsiasi riproduzione, anche se parziale, è vietata. Per ricevere autorizzazione all’utilizzo si prega di contattare il Museo Castiglioni.
GLI ULTIMI RACCONTI
I Dogon, popolo dei misteri
I Dogon, il popolo dei misteriI Dogon, etnia del Mali, sono chiamati “Habbe” cioé pagani, dai Fulani di religione islamica. Popolo di agricoltori provenienti da Mandè, una regione a sud est del Mali, durante il XIV secolo s’insediò sulla falesia di...
L’esplorazione del deserto nubiano sudanese
Uadi Terfowi. La concessione Ce.R.D.O-CastiglioniQuando a metà del 1980 i fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni domandarono alle autorità archeologiche del Sudan (NCAM ) il permesso a svolgere ricerche archeologiche nel deserto della Nubia si sentirono...
La “strada del sud”: la pista dei pellegrini
Nel XII secolo, i Crociati occuparono la Palestina. La pista che transitava lungo la penisola del Sinai e raggiungeva la Mecca non fu più praticabile dai pellegrini islamici. Scriveva Ibn Jubair viaggiatore e georafo arabo ( 1145- 1217 ) “Nel Sinai i...
MUSEO CASTIGLIONI
Parco Toeplitz
Viale Vico 46
21100 VARESE
M + 39 334 9687111
T +39 0332 1692429
info@museocastiglioni.it