L'etnia Tid: missione ai monti Corma.

Dal diario della spedizione:
Gennaio 1985 – Omorate (Ethiopia meridionale).

Per raggiungere i monti Corma e l’etnia Tid, scopo della nostra missione, dobbiamo attraversare il fiume Omo. Dopo alcune ore, non senza difficoltà e con qualche rischio per i veicoli, riusciamo a raggiungere la riva opposta su una precaria chiatta.

Il percorso
Seguiamo per alcuni chilometri il corso del fiume Kibish, dirigendoci verso nord-nord ovest e le montagne. Durante il percorso incontriamo alcuni uomini di etnia Bodi. Indossano il primitivo vestito ricavato battendo la corteccia di un “ficus”, un indumento quasi scomparso in Africa.

Raggiungiamo un villaggio e lasciate le vetture, la missione prosegue con una carovana di muli. Sistemiamo i carichi aiutati da uomini Mursi.

Siamo diretti verso i monti Corma, la regione abitata dall’etnia Tid. La carovana si compone oltre a noi, anche di Luigi Balbo e di otto etiopi con una decina di muli. Per alcuni giorni ci spingiamo nell’ interno attraversando zone di savana e foresta. L’itinerario è faticoso e i muli sono sovraccarichi. Sovente si accasciano al suolo ed è difficile indurli a proseguire.

I primi villaggi
Dall’alto di un colle ci appaiono i primi villaggi immersi tra le piante di “Ensete”. Conosciuta anche come “falsa banana”, l’Ensete, schiacciata, serve per ottenere una pasta biancastra commestibile.

Raggiungiamo le prime capanne a metà pomeriggio. Segniamo le coordinate del villaggio servendoci dei primi sestanti elettronici portati con noi per questo scopo.

I Tid
Incontriamo le prime donne Tid di ritorno dal pozzo; alcuni uomini ci vengono incontro con titubanza, sembrano sorpresi della nostra presenza, anche se da lontano avevano già avvistato la carovana. E’ un’etnia robusta: gli uomini, snelli e muscolosi, hanno gambe lunghe e sottili. Alcune donne ci osservano timidamente. Notiamo subito i piattelli labiali che deformano in modo macroscopico la loro bocca.

Si tratta di ornamenti di legno a forma triangolare, trapezoidale od ogivale. Il loro diametro è mediamente di 10 centimetri, ma può raggiungere, e in alcuni casi, superare i 15 cm. Sono portati da tutte le donne del villaggio a partire dai 15 anni d’età: una deformazione delle labbra molto apprezzata dagli uomini. Le donne con piattelli di grandi dimensioni sono le più considerate dal gruppo: si ritiene infatti che un disco di notevole diametro (evidente dimostrazione di elasticità dei tessuti) corrisponda ad una maggiore facilità del parto.

Difficilmente si tolgono il piattello; lo fanno soltanto qualche volta, quando si apprestano a mangiare e a dar da mangiare ai loro figli.

Le donne e le giovani
Uno dei passatempi preferiti, soprattutto dalle donne anziane, è fumare le pipe ad acqua. Si compongono di una piccola zucca a forma di pera, svuotata e seccata al sole. La parte terminale, dove c’è il peduncolo opportunamente forato, funge da bocchino, mentre una cannuccia cava inserita nella zucca, ha sulla sommità un minuscolo braciere di terracotta nel quale vengono messi i carboni accesi e il tabacco. Aspirando, il fumo passa attraverso l’acqua contenuta nella pipa, raffreddandosi.

Suonare uno strumento, come la “salza”, accompagnando il suono con il canto, è il frequente passatempo delle giovani.

Gli uomini e i ragazzi
Quando non accudiscono agli animali, gli uomini e i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo ad ornare il corpo con disegni geometrici. Prima di iniziare a dipingersi i Tid si bagnano la pelle che brilla come se fosse cosparsa da un velo d’olio. Il “maquillage” è normalmente effettuato in gruppo, aiutandosi reciprocamente. Il bianco è il colore più usato, pur non disdegnando altre tonalità: l’ocra e il giallo.
Utilizzando la pelle come un pittore la tela, trasformano il corpo in creazioni artistiche, in straordinari quadri viventi.

Altre forme di decorazione corporale femminili e maschile
Le donne ornano il corpo con cheloidi ottenuti introducendo materiali sterili (normalmente polvere di carbone) sotto la pelle incisa con un coltello.

Gli uomini inseriscono nei lobi forati delle orecchie , cilindri di legno o di terracotta da 4 a sei centimetri di diametro.

All’altezza dei bicipiti portano stretti cerchi di metallo che, stringendo il braccio, esaltano la forma delle spalle, larghe e diritte. Pregiati sono i braccialetti d’avorio portati da anziani cacciatori di elefanti.

L’abbigliamento
Normalmente gli uomini e i ragazzi non indossano vestiti, mentre le donne e le ragazze si coprono con corti grembiuli di pelle. Le giovani portano gonnellini pirografati.

Le più anziane abbelliscono i loro vestiti con conterie e, qualche volta, con bossoli del moschetto italiano 91-38, retaggio delle conquiste coloniali.

I lavori quotidiani.
Gli uomini si prendono cura del bestiame. Salassano frequentemente i bovini: con una corta freccia incidono la vena giugulare ricavando un certo quantitativo di sangue che, mescolato al latte o alla polenta di sorgo, costituisce un piatto ricercato. Un modo per avere cibo da una “dispensa” viva di proteine.

Il compito delle donne è soprattutto quello di prendersi cura dei campi, preparando il terreno per la semina. Usano il più semplice strumento di sterro risalente alla preistoria: un palo appuntito per dissodare il terreno indurito dal calore senza abbandonare, durante questo lavoro i figli, che tengono dietro le spalle per mantenere le mani libere.

Presso il Museo Castiglioni è possibile scoprire, tra numerosi reperti etnologici ed archeologici, un’accurata documentazione fotografica dei fratelli Castiglioni dedicata alla vita arcaica dei Tid.

Tutte le immagini fotografiche, i disegni e i testi di questo articolo sono di proprietà esclusiva dei fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni. Qualsiasi riproduzione, anche se parziale, è vietata. Per ricevere autorizzazione all’utilizzo si prega di contattare il Museo Castiglioni.

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